DromosFestival

Krìsis

... la cultura è un'esperienza umana difficile da definire, ma noi la riconosciamo come la totalità dei modi con i quali gli uomini creano progetti per vivere. E' un processo di comunicazione tra gli uomini; essa è l'essenza dell'essere umano. La cultura è tutto ciò che mette in grado l'uomo di essere operativo e attivo nel suo mondo, e di usare tutte le forme di espressione sempre più liberamente per stabilire comunicazione tra gli uomini...'

UNESCO luglio 1968 -Diritti culturali e diritti umani

 

Il Festival Dromos 2013, giunto alla sua XV edizione, si caratterizzerà per la presenza di artisti di livello internazionale e si proporrà, ancora una volta, come un evento territoriale dagli orizzonti geografici e culturali sempre più ampi. A far da sfondo, ma sarebbe più corretto dire, a interagire in un ruolo di comprimari, i più suggestivi spazi urbani e naturali dei comuni di Oristano, di Mogoro, di Baratili San Pietro, di Uras, di Nurachi, di Cabras, di Villanova Truschedu, di Marrubiu, di Villa Verde e di Nureci: un “festival dei territori” ma aperto al mondo. L’edizione di quest’anno avrà per titolo KRÍSIS che, se da un lato fotografa una condizione contemporanea caratterizzante, a livello planetario, equilibri geopolitici e ambiente, economia e finanza, modelli di sviluppo e culture, famiglia, rapporti generazionali e sessualità, dall’altro fa presagire cambiamenti profondi e un futuro non necessariamente negativo, fermo restando che il termine greco Krísis, “la crisi”, è divenuto, oramai, un’imprescindibile categoria di confronto nella quotidianità di ciascuno, capace di condizionarne la percezione della realtà e le aspettative prossime venture. Peraltro, solo una mancanza di prospettiva storica può indurre a pensare che la crisi sia un elemento peculiare del nostro presente o solo di ben definiti e circoscritti momenti storici. Già nel 1966 Frank Kermode, in The Sense of an Ending, un libro divenuto un classico, riteneva «un luogo comune quello di parlare della propria situazione storica come eccezionalmente terribile e, dunque, in un certo modo privilegiata, come se fosse punto cardinale del tempo» e, ancora, «pensiamo che la crisi in cui viviamo sia preminente, più tormentosa, più interessante delle altre crisi». Il critico letterario britannico invitava, dunque, a inquadrarla in un orizzonte più ampio, al fine di poterne mettere in luce tutte quelle potenzialità di sviluppo e di crescita o, per lo meno, di cambiamento, che ogni crisi ha in sé, in un’ottica che contemplasse, insieme, la possibilità di una fine e la prospettiva di un nuovo inizio, un concetto reso magistralmente da T. S. Eliot nell’opera Four Quartets: «nella mia fine è il mio principio». Del resto in tutte le civiltà antiche i temi della ciclicità, della trasformazione, della metamorfosi e, persino, della morte e della conseguente resurrezione, sono elementi fondanti e assolutamente in linea con l’etimologia greca del termine krísis (dal verbo kríno), che rimanda al duplice significato di separazione e scelta/decisione/giudizio. In quest’ottica, che legge la crisi nelle sue potenzialità “positive”, individuandone le pulsioni dinamiche e un’inevitabile tensione al cambiamento, si pone, dunque, la XV edizione del festival Dromos: è la ricerca di quelle «grandi energie spirituali» (Burckhardt) che, in ambito musicale, artistico e letterario e, in prospettiva e forse utopisticamente, nella vita di tutti i giorni, possono innescare quegli agognati processi virtuosi nell’ottica di un nuovo rinascimento.


Ivo Serafino Fenu

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