DromosFestival

Scenografia

Per il quarto anno consecutivo, dopo Il Segno di Eva e le rose dell’architetto scozzese Charles Rennie Mackintosh nel 2016, dopo Prigioni, con l’omaggio alle labirintiche creazioni di Piranesi e di Esher nel 2017 e dopo l’omaggio al ’68 per DromosRevolution nel 2018, il Festival si avvale della collaborazione dello scenografo Mattia Enna per arricchire di suggestioni visive l’edizione di quest’anno dedicata alla Luna. Per l’occasione Enna rilegge la Casta Diva nel suo eterno bipolarismo: ora la placida e malinconica Luna argentea, ora la dura e funerea Luna nera. Un’icona, in fondo, non più così casta, oramai abusata e sfruttata da millenni di “cultura” umana.  Una cultura per la quale la nostra Diva è stata adorata, idolatrata, studiata e talvolta anche dissacrata. Una diva pop, dunque. In quest’ottica, quale linguaggio è più adatto di quello di una branca artistica particolarmente in auge oggi e che ha attinto a piene mani dall’iconografia lunare? Attraverso il segno grafico delle bozze dei tatuaggi, Enna ha proceduto alla selezione di fotogrammi di film cult nei quali la luna era protagonista, inserendo suggestioni tratte dalle tavole di Gustave Dorè dedicate al viaggio dell’Astolfo ariostesco sul satellite terrestre nonché arcani simboli celtici ad esso legati. Simboli appartenenti ai culti di quelle stesse popolazioni alle quali appartenevano i Druidi della Norma di Bellini e a loro è ispirata, del resto, anche la forma triangolare degli elementi modulari che compongono la scenografia. Triangoli che suggeriscono la trinità, o meglio la triade, il ciclo lunare come simbolo dello scorrere della vita, assimilato alle caratteristiche dell’animo umano e alla sua perenne mutevolezza.

Multimedia

Mattia-Enna
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