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Dal lato della strada

Dal lato della strada
Oristano 5 Agosto 2020

La parola “Tentazione”, il più delle volte, ci porta a pensare immediatamente all’universo degli adulti, tra peccato, desiderio, piacere e così via. Se c’è un mondo, invece, in cui le tentazioni sono fortissime e numerose, per via delle limitazioni costanti poste dagli adulti, è quello dei bambini, golosi, curiosi, senza filtri o sovrastrutture a contenerli. È una storia di bambini quella che ho scelto per accompagnare “Parientes” (Parenti) del Trio Girotto Mangalavite Servillo: il racconto di un primogenito, di un fratello maggiore e dei suoi calcoli per ottenere una quantità maggiore di Nutella nel panino.

 

Dal lato della strada – Francesco Piccolo (Tratto da “Storie di primogeniti e figli unici”)

 

Quando ero piccolo, e andavo a scuola insieme a mio fratello, mia madre mi diceva di tenerlo per mano e questo mi sembrava giusto e anche responsabile. Quello che non capivo è perché mi diceva sempre “mi raccomando, quando passate per quella strada dove non c'è il marciapiede, mettiti sempre tu dal lato della strada, dove passano le automobili”.

Io lo facevo, ma ero molto dispiaciuto. Per me significava “io spero che nessuna auto vi butti sotto, ma, se proprio dovesse succedere, preferisco che muoia tu piuttosto che lui”

la cosa mi rendeva abbastanza agitato. Anche perché, ogni volta che le chiedevo un po' più di nutella nel panino, lei diceva che non era giusto e che eravamo tutti uguali; e a quel punto non ho mai avuto il coraggio di risponderle “ e allora, se siamo tutti uguali, la mattina dal lato della strada si mette chi capita, o facciamo una mattina per uno, così le possibilità di essere investiti sono alla pari”

Confesso  che ho più volte avuto la tentazione di lasciare lui, dal lato della strada. Ma mi mettevo una paura del diavolo, perché sono sicuro che se si fosse spiaccicato sotto un'auto, le avrei prese di brutto, perché sarebbe stato evidente che avevo lasciato lui dalla parte più pericolosa, disubbidendo.

A dire la verità avevo già preparato una scusa: avrei detto con voce incredula che era stata colpa di un pazzo che con il motorino aveva tentato di passare rasente il muro e aveva colpito in pieno mio fratello. Questa spiegazione non soltanto mi sembrava credibile ma mi avrebbe pure consentito di fare a mia madre una lezione morale, del tipo “in nessun luogo si può essere al sicuro quando il destino ha scelto, nemmeno dalla parte del muro”. Ora, che lui si spiaccicasse mi importava sì, ma fino a un certo punto, anche perché i miei precoci calcoli economici mi suggerivano che, rimanendo invariata l'offerta di nutella alla stessa quantità e dimezzandosi la domanda con la dipartita di mio fratello, io avrei ricevuto chiari vantaggi, raddoppiando il fatturato.

Ma anche le leggi economiche hanno il loro freno morale. E nonostante mi veniva da spingere con l'anca mio fratello verso il centro della strada, poi la smettevo subito pensando al tradimento nei confronti di mia madre.

Se la pena per una parola sconcia era di due sberle e due ore chiuso in camera, figuriamoci quella per l'assassinio di mio fratello.

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