Il centro storico di Oristano occupa una superficie piuttosto ridotta – poco più di tre ettari – e rispetta il perimetro disegnato nella seconda metà del XIII secolo con l’erezione della cinta muraria e delle porte d’accesso alla città. Ben poco è rimasto delle vestigia dell’epoca giudicale e del lungo periodo della dominazione spagnola; più evidenti risultano le testimonianze settecentesche legate alla presenza sabauda. Tuttavia è solo nell’Ottocento, a partire dagli anni Trenta e per tutto il secolo, che la città acquista il sobrio “decoro” classicheggiante che ancora la contraddistingue. È nel corso del XIX secolo, infatti, che Oristano perde l’aspetto di «meschinissima cittadella del medio evo» – così la definisce Vittorio Angius ancora nel 1845, forse impressionato negativamente dalla presenza dei grossi borghi extra muros costituiti prevalentemente da basse abitazioni in mattoni crudi – e il nuovo verbo classicista diventa moda e impera fino al Novecento inoltrato, condizionando e attutendo le istanze moderniste e liberty di inizio secolo.