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Oristano - Ex carcere

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L’ex carcere di Piazza Manno – appartenente al Demanio dello Stato – sorge sui resti di una parte del Palazzo giudicale e del Castello. Un numero cospicuo di documenti d’archivio ha oramai chiarito sia l’ubicazione, sia la datazione del complesso medioevale: doveva essere il più importante edificio di un articolato sistema costituito dall’antico castello giudicale (XI sec.) e dalla Torre di S. Filippo (1293), in prossimità quindi della cinta muraria che chiudeva Oristano a sud, presso la più modesta Port’a Mari, il tutto prospiciente la Piazza de sa Majoria, l’attuale Piazza Manno. Nei secoli gli edifici dovettero subire varie manomissioni, ristrutturazioni e stravolgimenti: nel 1732, oramai sotto la dominazione sabauda, il palazzo divenne quartiere per le truppe; il 6 febbraio 1858 il Reggente dei Regi Archivi Governativi di Cagliari così notava e sintetizzava la vicenda dell’edificio: «Reggia degli antichi Giudici, domicilio poi dei Marchesi, oggidì convertita in caserma dalla possanza irresistibile dei tempi e degli eventi umani». Dallo Spano apprendiamo, infine, che «la torre di Mariano [San Filippo] vicina alle carceri [in parte adibita a carcere essa stessa] cadde nel 1872, e mancò poco che schiacciasse molti dei prigionieri». Furono avviati, pertanto, i lavori di costruzione delle “carceri nuove”, su disegno dell’ing. Imperatori e, all’inizio del nuovo secolo, ciò che rimaneva del palazzo giudicale venne riassorbito nella nuova struttura divenendo sede degli uffici della Casa circondariale. Da quanto detto si può presumere che sotto gli intonaci primonovecenteschi qualche lacerto di muratura giudicale non restituirebbe alla città la dimora dei Giudici. Attualmente il complesso dell’ex carcere si caratterizza per le dignitose linee classiciste con le quali è stato rivestito agli inizi del secolo scorso, che conferirono alla piazza quella dimensione austera e in sintonia con il sobrio “decoro” ottocentesco che contribuì a fare di Oristano una città. Una struttura da valorizzare, dunque, per la sua storia recente: una delle carceri più inospitali e dure, testimonianza di civiltà e inciviltà, coi suoi spazi collettivi e suoi luoghi del dolore individuale nei quali è passata una parte importante della nostra storia e delle sue contraddizioni umane e sociali. Un “monumento” a suo modo unico, un carcere, una prigione, un “non luogo”, da preservare in quanto tale.

 
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