DromosFestival

12. Tenuimègalo, bestia contagiosa

Beastville, 15 agosto 1968

– Hai visto John? – Così ho chiesto a John. Nel cielo galleggiavano stelle e farfalle, cascate di fiori di menta e diamanti leggeri come cristalli di zucchero.

– Spegni la tua mente, rilassati e abbandonati alla corrente. – Così ha detto John.

– Mi sembra di morire – Gli ho detto io.

– Questo non è morire, questo è splendere. – Ha risposto John – Metti da parte i tuoi pensieri, e arrenditi al vuoto. – Così ha detto, e io sono rimasto lì a galleggiare con lui, invaso dal colore, bruciato dal fuoco, circondato da tessere giganti di un domino che non avrà mai fine.

– Solo all’inizio è spaventoso, poi diventa un gioco – Ha detto – Immagina. Non smettere di farlo, esagera, non dosare i colori e non pesare le parole, solo così si va giù, giù nell’abisso, o su fino al centro dello spazio, fino alle profondità spaventose di quello che siamo.

– È un delirio, quello che dobbiamo cercare? – Gli ho domandato.

– Piuttosto una specie di sogno. – Mi ha risposto – È lì che il profondo ci parla. È lì che comincia il gioco. – Così ha detto John, e io ormai non capivo più nulla. Non riuscivo a comprendere cosa avesse a che fare, tutto questo eccesso di immagini con la rivoluzione che tutti noi stavamo desiderando.

– Cosa è che stiamo cercando, noi, John? – Gli ho domandato. – Dove ci porterà, tutto questo?

– Non lo so – Mi ha detto lui – Io non lo so, ancora. So che il mondo così com’è produce infinito dolore, produce uomini macchina, e produce schiavi infelici. So che il modo in cui pensiamo è pieno di errori e dubbi. So che c’è, deve esserci, un altro modo di guardare il mondo, da qualche parte, ma non so dove. Questo spreco, questo grido pieno di colori e di abbondanza serve a cercarlo. Te lo ripeto, abbandonati al vuoto, splendi. Poi verrà, prima o poi, il momento di sapere.

Così ha detto, John. Io sapevo che, per lui, la rivoluzione era una fede. Ed è allora che ho visto lì, proprio in mezzo al cielo, proprio tra le tessere colorate del domino, lì ho visto l’ultima delle mie bestie.

– Immagina, John – Gli ho detto.

 

Immagina un animale piccolo e bellissimo, che vola sopra le cose, e quando le tocca le trasforma in un essere nuovo. Questo animale lo chiameremo Tenuimègalo. A vederlo, all’inizio, non sembra altro che una piccola farfalla, delicata e leggera, con le ali dense di polvere colorata e brillante. Ma basta seguirne il volo solo un attimo, per comprendere la variopinta potenza del Tenuimègalo. Appena uno di questi prodigiosi insetti si posa su una pietra, il calcare sembra sciogliersi, la durezza ammorbidirsi, il grigiore farsi colore squillante. Solo pochi attimi, e la pietra prende il volo, tramutata in un nuovo Tenuimègalo svolazzante. Segui quel volo, e lo vedrai posarsi su una foglia, e allora guardala aprirsi in una doppia verde ala, guardala volare via, mutata in un altro Tenuimègalo sognante. Eccola posarsi sopra una tua unghia, guarda come cambia la sua durezza in ala, guarda il tuo dito da cui spicca il volo, sempre più numeroso, lo stormo dei Tenuimègali dentro le oscure vertigini del mondo.

 

Così ho detto a John, che se ne stava lì, davanti a me, circondato dai suoi diamanti.

– Il domani non lo sa, non lo sa mai quello che deve dirci. – Così ha detto – Per questo è essenziale non rimanere fermi. La rivoluzione forse sarà una cosa piccola eppure immensa, un contagio di azioni minime che rinnovano il mondo, il volo di una farfalla che batte le ali nella foresta genera una tempesta dall’altra parte del mondo, non lo sappiamo cosa può generare un gesto piccolo, non lo sappiamo, e per questo dobbiamo compierlo. Non è faticoso, non è niente altro che un gioco, in fondo, una piccola spinta su una piccola tessera che fa crollare il domino intero, ma no, non è un crollo, che brutta parola è questa, no, è una strada che corre via, un’idea che viaggia rapida, una concatenazione di pensieri che ridanno colore al mondo. Andremo avanti, fino in fondo, fino all’ultima tessera piccola, là in alto, attaccata in cima come un indice puntato sulla luna, amico mio, mi accompagni nei miei campi di fragole? Nei miei campi di fragole, per sempre? – Così ha detto John, ed era già lontano, già troppo in alto perché potessi seguirlo davvero.

 

Basta un Tenuimègalo, uno soltanto, perché una terra sterile si riempia rapidamente di vita e di bellezza. Uno solo di questi prodigiosi insetti trasforma un deserto in oasi, una distesa di sale in foresta rigogliosa. Pochi hanno tentato di ricostruire il prodigioso funzionamento di questa bestia dall’apparenza fragile. Alcuni sostengono che la chiave del miracolo sia nel sangue, capace di generare la vita aggrappandosi a tutte le sostanze con cui entra in contatto, che sia il silicio della sabbia o la clorofilla delle foglie. Altri attribuiscono il potere miracoloso alla polvere delle sue ali, ogni granello un seme, ogni seme una possibilità di un nuovo Tenuimègalo in volo. Ma tutti sono concordi nel ritenere indispensabile l’esistenza di questo insetto piccolo eppure gigantesco. Vivrà, questo mondo, finchè vivranno i Tenuimègali, bestie minute capaci di inventare mondi e di contagiare la vita.

 

Così ho detto, ma John era lontano, già non poteva più sentirmi. Così finisce il mio Bestiario, con me che resto qui, da solo, a chiudere il sipario, mentre John torna lassù, nel cielo con i suoi diamanti. Eppure lo sento ancora, mentre vola in mezzo ai Tenuimègali, mentre spariglia ancora una volta il domino nel cielo. – La vera rivoluzione è il gioco dell’esistenza – queste sono le sue ultime parole – un gioco che va giocato fino alla fine.

E dal principio.

(Dal principio.)

(Dal principio.)

(Dal principio.)

  

Immagine: TENUIMÈGALO, elaborazione grafica di A. Melis [da Alberto Saba, Rerum Naturalium Thesaurus (1734)]

 

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