Per il terzo anno consecutivo, dopo Il Segno di Eva e le rose dell’architetto scozzese Charles Rennie Mackintosh nel 2016, dopo Prigioni, con l’omaggio alle labirintiche creazioni di Giovanni Battista Piranesi e di Maurits Cornelius Esher nel 2017, il Festival si avvale, ancora una volta, della collaborazione dello scenografo Mattia Enna per enfatizzare e personalizzare i concerti di DromosRevolution. Per l’occasione Enna rilegge il gioco del “domino”, utilizzando legno, cartapesta, materiali di recupero, qualche tocco pittorico e ispirandosi alle suggestioni visive della pop art e dell’optical art, della grafica, della moda e dei simboli più utilizzati negli anni ’60 e ‘70. Ogni tessera rappresenta un’idea propulsiva di rivoluzione e anche il movimento di una sola può trasformare il castello nella sua totalità. L’approccio è, in chiave ironica, un riferimento alla teoria di Thorn sul concetto di catastrofe, esemplificato dalla celeberrima frase: «Una farfalla che batte le ali nella foresta amazzonica può generare una perturbazione meteorologica a Londra». Una concatenazione di eventi, spesso minimi, che possono produrre, dunque, grandi cambiamenti, come avvenne con la “catastrofe” del ‘68.